L’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha rilevato che nel mondo, ogni anno, le morti per incidenti sul lavoro si attestano intorno ai 2,8 milioni; circa 400 milioni di lavoratori sono vittime di infortuni mortali e 2,4 milioni sono le morti causate da malattie professionali.
Una stima reale del fenomeno non può essere eseguita a causa delle mancate denunce, e quindi calcolare gli impatti economici e sociali della salute e della sicurezza sul lavoro è estremamente difficile. Tuttavia, i dati forniti dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia fornisce un quadro abbastanza chiaro circa gli effetti sociali ed economici degli infortuni e delle malattie sul lavoro.
I dati divulgati dall’Inail, relativi al 2007, presentano una situazione poco rosea anche nel nostro paese, in cui il danno economico e sociale provocato dagli infortuni ha sfiorato i 48 miliardi di euro. La commissione si è soffermata sulle molteplici implicazioni di questo fenomeno che toccano svariati ambiti. L’analisi dei dati è indispensabile per mettere in campo strategie che migliorino le condizioni di lavoro.
Riguardo ai costi per le imprese, questi aumentano nel breve periodo e alla lunga diminuiscono anche i profitti per la mancanza di produttività dovuta alle assenze, alle misure per la riorganizzazione del lavoro e alla sostituzione del lavoratore. Sono soprattutto le piccole e medie imprese ad accusare gli effetti di questo fenomeno, infatti l’82% di tutti gli infortuni sul lavoro e il 90% degli infortuni mortali avvengono proprio all’interno di queste realtà.
Per quel che concerne l’impatto sociale, esso può essere rintracciato negli effetti sulle abilità della persona vittima di infortunio nel portare avanti tanto le sue attività sociali quanto quelle lavorative. Gli effetti si estendono alla cerchia dell’interessato e in base al ruolo sociale che ricopre possono interessare anche altri contesti in cui si trova ad agire.
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